LA SPESA SOCIALE DEI COMUNI PER AREE DI UTENZA

La spesa dei Comuni italiani per i servizi sociali è destinata prevalentemente alle famiglie/ minori (38%) e ammonta specificatamente a poco meno di 3 miliardi di euro, seguono gli utenti disabili (circa 2 miliardi, pari al 27% del totale) e gli anziani (circa 1 miliardo e 300 milioni, pari al 17% del totale). Le altre tipologie di utenza coprono il restante 18% della spesa, che ammonta a poco più di 1 miliardo e 340 milioni di euro. In dettaglio, il 7,5% della spesa è stato destinato all’area “povertà, disagio adulti e senza fissa dimora”, il 4,7% ai servizi per “immigrati, Rom, Sinti e Caminanti”, una minima parte (0,3%) riguarda gliinterventi per le dipendenze da alcol e droga e il rimanente5,4% è assorbito dalle attività generali e dalla cosiddetta “multiutenza” (sportelli tematici, segretariato sociale, ecc.).

Nel periodo 2003-2018, tutte le voci di spesa registrano un andamento crescente fatta eccezione per le spese destinate agli anziani che rimangono per lo più costanti.

Il 38,7% della spesa dei Comuni è destinata a finanziare interventi e servizi, il 35% finanzia le strutture dove sono materialmente erogati i servizi sociali e il restante 26,5% è coperto dai trasferimenti in denaro a favore dei beneficiari finali delle singole misure / iniziative.

Dall’incrocio di questi dati con le aree di utenza si evince piuttosto chiaramente che i trasferimenti di denaro sono particolarmente rilevanti nell’area “povertà, disagio adulti e senza fissa dimora” (dove rappresentano il 39,6% delle prestazioni attivate), la spesa per le strutture è più significativa nelle aree  “famiglie e minori” (dove raggiunge il 53,6%) e gli “immigrati, Rom, Sinti e Caminanti” (52,2%), mentre gli interventi e i servizi sono più rilevanti nelle aree “disabili” (50,7%), “anziani” (47,3%), persone affette da “dipendenze” (45,4%) e in misura leggermente più contenuta nella lotta alla “povertà”, dove rappresenta la maggior parte (40,9%) delle prestazioni attivate.

Per quanto riguarda invece la distribuzione territoriale delle spese per tipologia di utenti non si registrano significative differenze a livello di macro area. È opportuno evidenziare solamente che nelle Isole, in particolare in Sardegna, è molto elevata la quota di spesa destinata ai disabili (37,2%), che è compensata dalla quota più contenuta destinata alle famiglie e ai minori (30,3%). Nel Nord-est è particolarmente elevata la quota di spesa per gli anziani (21,4%);mentre nelle Isole si spende relativamente meno per le multiutenze (2,7%), ma più per gli immigrati(6,3%).

Osservando la stessa ripartizione ma su base regionale (cfr grafico e tabella seguenti), si evince una marcata variabilità territoriale: le Regioni allocano la spesa per i servizi sociali in modo differente: ad esempio, la Valle d’Aosta privilegia su tutte la spesa per gli anziani, che rappresenta ben il 72,9% della spesa totale; la Provincia Autonoma di Bolzano ha un comportamento assimilabile, le spese per gli anziani sono piuttosto alte (46,1%), mentre sono piuttosto contenute, almeno in termini relativi, quelle per i disabili (18,3%), la povertà (4,1%) e le restanti voci; invece la Sardegna si comporta in modo opposto, la spesa per i disabili è molto alta, il valore massimo italiano (45,7%), così come quella destinata alle misure contro la povertà (14,5%), ma tocca il minimo tra le Regioni per quella rivolta alle famiglie. In ultimo, vale la pena evidenziare che l’Umbria raggiunge il massimo italiano della spesa destinata alle famiglie (47,1%), mentre la Calabria lo ottiene riguardo la spesa destinata all’immigrazione (13,6%).

Ultimo aggiornamento al 21 aprile 2021

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